MONUMENTI DI TODI E DINTORNI
a cura di: Alessandro Albergotti, Samy Flah, Gianmarco Remia,
Luca Truffini e Lorenzo Vittori
Immagini a cura di Michela Bernardini
Immagini a cura di Michela Bernardini
LA CHIESA DI SAN FORTUNATO
La chiesa francescana di S. Fortunato sorge su un preesistente edificio
(1192). La costruzione fu iniziata nel 1292 con la creazione del coro e di due
delle quattro arcate (1328); dopo un periodo di sospensione dei lavori, questi
ripresero nel 1408, per essere conclusi nel 1464. Nonostante ciò, la facciata,
opera di Giovanni di Santuccio di Fiorenzuola, non fu mai terminata (1415-58).
Magnifico, comunque, il portale maggiore a sesto acuto (1420-36), finemente
scolpito con scene del Giudizio universale, tanto da ricordare la
decorazione di quello del Duomo di Orvieto. I due leoni in pietra, in cima alla
scalinata, provengono dalla precedente chiesa romanica. L’interno è a sala,
cioè con le tre navate della stessa altezza, secondo uno stile nordico della
“Hallenkirche”, che in Umbria si ritrova anche a Perugia (S. Domenico e
cattedrale di S. Lorenzo). La chiesa di S. Fortunato ne è l'esempio più
grandioso e meglio conservato nell'Italia centrale con le navate scandite da
pilastri poligonali e le volte a crociera.
Una singolarità della chiesa è la presenza delle cappelle laterali,
progettate fin dall’inizio della costruzione (come a S. Trinita di Firenze);
una creazione architettonica che si affermerà, poi, nel Rinascimento. Le
cappelle servivano da sepolcreti delle famiglie abbienti, che dietro a
pagamento, contribuivano a finanziare, in parte, i costi della costruzione
della chiesa.
Nella cripta sottostante è sepolto Jacopone da Todi (1230-1306), il
fervido frate francescano appartenente all’Ordine dei frati Minori. Nell'ambito
del rinnovamento dell'ordine, Jacopone appoggiò la schiera degli Spirituali ed
entrò in lotta con la Curia Romana, tanto che venne scomunicato. Si rifugiò nel
convento di S. Lorenzo di Collazzone, dove morì la notte di Natale del 1306.
Poeta in lingua latina (gli viene attribuito il testo della famosa “Stabat
mater dolorosa”), Jacopone viene ricordato anche per le “Laudi” in lingua
volgare italiana.
IL CONVENTO DI MONTESANTO
Pare che nell'antichità Montesanto fosse chiamato Monte Mascarano, per
la presenza di un tempio dedicato al dio Marte e alla dea Bellona. Nel 1235
Buono, Abate di San Fortunato, cedette al beato Ruggero da Todi il terreno per
costruirvi un Monastero di clarisse, dietro richiesta di Gregorio IX.
Probabilmente anche Jacopone da Todi fece parte della comunità dei religiosi
posti al servizio del monastero.
LA CONSOLAZIONE
Il Tempio della Consolazione di Todi è uno degli esempi rinascimentali
più importanti di chiesa a pianta centrale. Si tratta di un’architettura di
rilevanza nazionale ed internazionale attribuita a Donato Bramante. La Chiesa,
posta fuori delle mura della città di Todi, fu iniziata nel 1508 per celebrare
l’episodio accaduto davanti ad un'edicola dedicata alla Madonna. Si racconta,
infatti, di un operaio che, mentre puliva dai rovi l’immagine della Madonna
col Bambino e santa Caterina d'Alessandria, si deterse con il panno che
stava usando un occhio semispento per una fastidiosa cataratta e questo
miracolosamente guarì. Il popolo accorse ed immediatamente i maggiorenti della
città decisero di innalzare alla Madonna, detta appunto “della Consolazione”,
un tempio bellissimo e di grandi dimensioni. La Chiesa venne ultimata agli
inizi del XVI secolo.
La piazza moderna di forma quadrangolare, in passato presentava
dimensioni molto maggiori alle attuali, dove la cattedrale si trovava proprio
al centro fino al XV sec. Nel 1438 risulta che la famiglia degli Atti costruì
un proprio palazzo, riducendo così il volume della piazza, poi ampliato dal
vescovo Angelo Cesi, verso la prima metà del '500.
Alla cattedrale si accede tramite una scalinata che conduce a 2
terrazze. La facciata risale al XIII secolo, ma fu oggetto di diverse
modifiche, l'ultima nel Cinquecento. Il pregevole rosone centrale venne
iniziato nel 1515 e fu compiuto sotto il vescovo Biliotti fra il 1517 ed il
1523. Le sue vetrate non sono originali, ma risalgono ai lavori di restauro
ottocenteschi portati avanti dal famoso maestro vetraio Francesco Moretti. Il
portale maggiore con arcate a sesto acuto, è impreziosito dai battenti lignei
del noto artista Antonio Bencivenni (1521), costituiti da quattro pannelli
superiori (raffiguranti l'Annunziata, l'Arcangelo Gabriele, San
Pietro e San Paolo) e sei pannelli inferiori aggiunti nel 1639. Alla
destra della facciata si erge la torre campanaria, del XIII secolo, coeva
all'abside.
Nel loro insieme gli edifici religiosi del santuario sono una delle
più significative espressioni di architettura sacra della seconda metà del XX
secolo. Si tratta di un imponente complesso dotato di moderne strutture
recettive inserite in una serie di costruzioni disposte sui versanti di una
collina. Il nucleo centrale è formato dalla grande chiesa, consacrata nel 1962,
opera dell'architetto spagnolo Julio Lafuente, e dalla cappella dell'Amore
Misericordioso voluta da madre Speranza nel 1955. Questa, che costituisce il
punto di partenza di tutto il complesso, venne eletta a santuario nel 1959 dal
vescovo di Todi, Alfonso Maria De Sanctis, e ricevette la visita di Giovanni
Paolo II nel 1981.
IL PONTE FONNAIA
Il ponte Fonnaia è una poderosa costruzione viaria di grossi blocchi di travertino perfettamente squadrati e dotati di bugnatura, situata nei pressi della stazione di Massa Martana, ad una sola arcata a tutto sesto, obliqua rispetto alla direttrice del ponte. L’arco sormonta una cornice, che sporge leggermente e si prolunga sia dentro il cunicolo sia sulle spallette laterali. Il ponte ha una larghezza di 20 metri ed è alto circa 10 metri. Ben conservati sono anche i fianchi del ponte, con grossi blocchi di travertino che rivestono una struttura interna a sacco.
In molti blocchi si riscontra la sigla “P II” o soltanto “II”, pertinente
alla cava di provenienza del materiale. Il ponte venne costruito dai romani nel
220 a. C. ed ora si presenta nella veste assunta dopo i restauri d'epoca
augustea (27 d. C.).
Permetteva alla via Flaminia, il cui tracciato è ancora ben conservato
attraverso i campi, di valicare il piccolo affluente del Naia.
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