mercoledì 28 maggio 2014

Il dialetto di Todi

IL DIALETTO TUDERTE

                                          a cura di Margherita Boccali e Khadija El Kajjyouy


Il dialetto di Todi è frutto dello sviluppo del volgare locale del XIII e del XIV secolo. Il primo vocabolario dialettale del Todino fu redatto dalla complessa collezione laudistica di Jacopone Da Todi.
L'influenza todina sulle altre aree circostanti non è diversa da quella degli altri insediamenti umbro-romani e si concentra in due momenti: Periodo Repubblicano Imperiale e periodo Alto Medievale.
I Foedera, caratteristici del primo periodo, erano un insieme di patti stipulati con la popolazione insediata lungo il fiume Tevere o lungo le due direttrici delle vie Flaminia e Amerina. Tramite questi due assi, vario e fluviale, si è realizzata la romanizzazione dell'Italia centrale fino all'89 a.C., anno in cui si attribuì a Tuder la cittadinanza e l'ascrizione del suo territorio alla "tribù" Clustumina, una delle tribù rustiche in cui era suddivisa l'Italia ai fini politico-amministrativi. Todi fece parte della "Sexta Regio"  raggiungendo il suo aspetto definitivo, suggellato con la strutturazione in municipio e governato da magistrature locali.
Il primo vocabolario del todino, risale agli inizi degli anni '60 del secolo scorso e fu redatto per verificare e confermare l'esistenza di voci ed espressioni derivanti dalla principale fonte del volgare tuderte di cui fu massimo esponente Jacopone Da Todi.

DIALETTO TODINO: UN DIALETTO DI TRANSIZIONE
Secondo alcuni studiosi il todino fa parte, unitariamente ad un gruppo di comuni limitrofi (Collazzone, Monte Castello di Vibio, Massa Martana, Fratta Todina, Acquasparta e Montecastrilli),
del gruppo dialettale appartenente al trattato meridionale di una zona linguistica "di transizione": la zona posta tra l'Umbria settentrionale e quella sud-orientale fino a spingersi su tutto il territorio di Todi. Infatti, il nome stesso di Todi, nella sua radice umbra, sta a significare "città di confine" tra territorio etrusco e territorio umbro.
Il vasto territorio medievale dell'antico comune, oggi suddiviso in moltissimi piccoli comuni ha permesso all'idioma todino di essere contaminato a nord dal perugino, a ovest dall'orvietano, a sud dal ternano ed ad est dal folignate. In questo modo si può affermare che il dialetto todino, sia dal punto di vista lessicale che da quello morfosintattico, si estende in un'area piuttosto vasta.

QUALCHE FENOMENO LINGUISTICO
Per vocalismo tonico, occorre segnalare reliquie di metafonesi di tipo sabino-ciociaresco nei territori della direzione di Amelia, e di metafonesi di tipo centro-meridionale nell'area massetana.
La a protonica: in principio di parola, davanti a n cade ed è sostituita da: es. 'nguastine, 'nnacquarito.
In alcune zone la e tonica si trasforma molto spesso in i, ma con la stessa frequenza subisce il dittongamento ie: quilli, mi, brievi, priego, vienardì.
La e postonica si muta in o: comuno, como.
La i protonica in principio di parola e davanti a m,n cade ed è sostituita da: 'ncartapeurito,'ncenne, 'nchjodà, 'nzalata, 'ntostà, 'ntrosciasse, 'nfilà.
La o tonica nelle forme più arcaiche si oscura costantemente nella u: jucundo, secundo, fusse, pusero, errure, duluri.
La u tonica nei dittonghi uo muta in o: pòi (puoi), còre (cuore), mòve (muove), mòre (muore).
Riguardo al consonatismo, si hanno casi di spiralizzazione e di lenizione consonantica in posizione intermedia. Frequenti anche i casi di sonorità e di mantenimento delle consonanti sorde: accidèndi, malaféde, pallito, kondadino.
Tra i tratti morfosintattici caratteristici: 'l kane (Todi), su kksa del mi nonno (Collazzone); lue/lia (Todi), isso, issa (Massa Martana); per la negazione: nun kanda, nu skappa, nu lo saccio; diminutivi: kasetta, sediòla, kavalluccio, bambinèllo (Bambino Gesù).
Uso proposizionale di avverbi di luogo: jju la kandina, jju lo sprofonno, jjù'l cambo.
Verbi: sònno(sono), ònno (hanno), stònno (stanno), staronno (staranno), ajjo (ho), vajjo (vado), ago (ho), dago (do), saccio (so), pòzzo (posso), emmara (ero), saria (sarà).

Fonte: Marcello Rinaldi, Il dialetto todino, in Todi bellezza antiqua e nova, Turismo culturale, 2011.

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